Show your work
Ci sono persone che per natura e carattere sono avvezze al cambiamento, alla distruzione e ricostruzione, a buttar via senza voltarsi. Io, da che mi ricordi, sono sempre stato la retta parallela a questa attitudine. Sono conservativo, accumulatore e gelosamente possessivo di conoscenza. In agio dietro le quinte non ho mai, fino ad ora, spostato il peso in avanti per prendere la scena e le luci, gli sguardi e i giudizi. Saper mettersi a nudo ad uso e consumo dell’altro è una virtù che ammiro, invidio ed ora inseguo nella volontà di porre i miei pensieri, i miei lavori, le mie conoscenze e, di consequenza, le mie debolezze, lacune e fragilità, fruibili da chi ne sarà interessato.
Qualche mese fa sono stato a New York per un viaggio di piacere e nella libreria del Metropolitan Opera mi sono imbattuto in un piccolo libricino giallo dal titolo: Show your work di Austin Kleon. Essendomi sentito subito punzecchiato dal titolo ho velocemente cercato di capirne il contenuto e poi acquistato. Il sottotitolo era: 10 ways to share your creativity and get discovered. Nei giorni successivi, tra passaggi in metro e pause-panchina in Central Park l’ho divorato senza neanche rendermi conto del perchè ero così interessato all’argomento. Ho iniziato così a chiedermi perchè la condivisione del proprio lavoro e della propria vita e la voglia di essere visto e seguito m’importavano a quel punto.